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lunedì 10 novembre 2008

Testimonianze

Pescara. 28 Ottobre 2008. Scuole vuote. Piazza della rinascita invece è gremita di studenti. Ragazzi di tutte le scuole superiori stanno manifestando per riconquistare il proprio futuro: con i decreti 133 e 137 è infatti stato minato il loro diritto all’istruzione pubblica. Ma quale modo hanno scelto gli studenti per far sentire la propria voce?
Noi tutti – perché sì, anche noi c’eravamo – abbiamo partecipato al lungo corteo che, partendo da piazza Salotto, ha percorso le principali vie della città.
In più di cinquemila ci siamo armati di striscioni e slogan e siamo scesi in piazza per dimostrare che non siamo noi quelli incivili, disinformati e strumentalizzati.
All’interno del corteo un’unica componente comune: il desiderio di dimostrare che possiamo far prevalere i nostri diritti e che non abbiamo bisogno della violenza per riuscirci.
Anche noi del Liceo Classico c’eravamo per la prima volta dopo tanti anni. Ci siamo impegnati per mettere a tacere le voci che da sempre ci perseguitano: siamo stanchi di essere quelli che non posso mai partecipare, a cui viene impedito di partecipare, nonostante molti professori siano dalla nostra parte.
E finalmente, dopo cinque lunghi anni, torniamo ad autogestirci, perché anche noi abbiamo la nostra voce e vogliamo che tutti ci ascoltino.
Alessandra Giuliani e Camilla Carulli, V D


Passato il decreto legge n. 137 proposto dal ministro Mariastella Gelmini, ora a noi studenti resta un altro interrogativo: cosa ne sarà della mozione presentata dalla Lega Nord?
Esaminiamo il punto di vista di una studentessa 16enne che, se la riforma fosse vigente, avrebbe dovuto frequentare le classi ponte.
Proponiamo una breve intervista sulle conseguenze fondamentali della proposta:
-Da quanto tempo vivi in Italia?
-Vivo qui da 6 anni, sono entrata a scuola in 5a elementare all’età di dieci anni.
-Dopo pochi mesi dal tuo arrivo hai dovuto affrontare la sfida dell’inserimento nella scuola italiana: come ti è sembrata?
-All’inizio mi trovavo in difficoltà perché non conoscevo l’italiano e facevo fatica a comunicare con gli altri ma, stando a stretto contatto con loro e assistendo alle loro stesse lezioni, ho imparato in poco tempo a parlare e scrivere in italiano.
-Cosa pensi delle cosiddette classi ponte?
-Penso che sia una cosa sbagliata, perché al mio arrivo se fossi stata sottoposta all’esame proposto dalla mozione della lega, non lo avrei superato; eppure alla fine della 5° elementare ero in grado di esprimermi correttamente ed ero, in fatto di voti, alla pari dei miei compagni. Questo non significa che io abbia delle capacità in più o che sono un’eccezione, penso che chiunque si fosse trovato nella mia condizione avrebbe senz’altro imparato quanto meno a parlare.
Dividere i bambini per grado di conoscenza dell’Italiano non agevola l’apprendimento stesso, perché questo non avviene solo per mezzo di regole grammaticali imparate a memoria, ma anche e soprattutto dal confronto con gli altri.
-Si è capito che consideri ingiusta la mozione. Cosa proporresti quindi per combattere le difficoltà di apprendimento per i ragazzi stranieri?
-Come provvedimento si potrebbero disporre ore extrascolastiche pomeridiane che aiutino il bambino straniero ad andare avanti nel proprio studio della lingua, e allo stesso tempo a stare al passo coi compagni.
-Molti parlano di discriminazione. Sei dello stesso parere?
-Sì. Con la divisione per nazionalità si creano gravi distacchi fra i ragazzi, alcuni dei quali posso sentirsi esclusi; nelle classi unite invece si offe la possibilità di stringere amicizie con stranieri e quindi ridurre il senso di emarginazione che colpisce la psiche del bambino, che vorrebbe senz’altro stare con gli altri coetanei.
Far interagire diverse culture per un ragazzo è molto importante, perché ci permette di eliminare quei pregiudizi che ancora oggi sono presenti nella nostra società.
Liceo Classico Statale ‘G. D’Annunzio’, I liceo sezione C.


4000 formiche ma un grande formicaio.
Ci abbiamo creduto eppure ancora ci dicono che stiamo sbagliando, eppure ancora minacciano il fuoco che abbiamo dentro.
Perchè di fuoco si tratta, altro non potrebbe essere.
Il fuoco che ha unito milioni di persone.
Giorni, settimane di protesta che non sono solo fischi e grida.
A pescara siamo stati 4000 e in 4000 continuiamo a camminare. Abbiamo rotto il silenzio, non succedeva da anni. Abbiamo discusso, ballato, ma ballato quella musica che porta valori. Perchè tutti, donne uomini, ragazzi/e in quei valori ci crediamo e con questo comitato, pacificamente, li rivendichiamo.
Mentre eravamo li a guardarci negli occhi e a cantare i nostri valori, a muoverci sulle note dei nostri valori Gloria mi ha gridato: E' questa la scuola!
E si! E' Questa la nostra scuola, ragazzi!
Matteo

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